22. Febbraio 2010

La conferenza sul clima di Copenhagen è stata un fallimento. Gli Stati partecipanti non hanno saputo accordarsi su provvedimenti incisivi per la lotta contro i cambiamenti climatici. Significa che a essere chiamati ad agire sono i singoli Paesi, e fra questi anche la Svizzera con il suo spazio alpino, tanto sensibile sul piano ambientale. L’Iniziativa delle ­Alpi indica la strada.

La lotta contro i cambiamenti climatici, come d’altronde la politica ambientale, è un compito assai poco agevole. Perché? I mutamenti del clima sono un processo che avanza lentamente. Nessuno, in effetti, può metterne in dubbio le conseguenze drammatiche, ma queste non sono ancora così evidenti da creare sufficiente pres­sione sulla politica. Che ancora cincischia su questo difficile tema, riempiendosi la bocca con grandi affermazioni, ma com­­pien­­do solo passi minimi. Ancora più grave è che le misure contro il cambiamento climatico non hanno un influsso immediato, ma solo sul lungo orizzonte. La politica ambientale è un progetto che dura decenni, mentre i politici pensano sempre a breve: cioè da un’elezione all’altra.
Proprio per questo, nel campo della politica ambientale assumono grande importanza i movimenti popolari, che hanno un o­biettivo preciso e più costanza. Un esempio straordinario è, a questo riguardo, l’Iniziativa delle Alpi. L’idea di tutelare lo spazio alpino considerando anche l’aspetto del traffico è nata una ventina d’anni fa nelle teste di un paio di ecologisti dei quattro Cantoni alpini Uri, Ticino, Vallese e Grigioni. Le Alpi, pensavano allora, vanno protette dagli effetti deleteri del traffico pesante (di transito). Per questo bisogna spostare le merci sulla ferrovia e – cosa tanto più importante – non si devono aumentare le capacità degli assi di transito. L’idea, concretizzata in un’iniziativa popo­lare, venne inizialmente derisa dagli ambienti politici e presa poco sul serio persino dalle organizzazioni ambientaliste. Eppure, dopo una campagna intensa, abile e fantasiosa, il popolo svizzero nel 1994 ­l’ha approvata – un evento storico per la politica dei trasporti. Oggi, tutela delle ­Alpi e trasferimento del traffico sono un diritto costituzionale cogente.
Da allora, la politica ufficiale dei ­trasporti in Svizzera non può ignorare questa volontà, sebbene Consiglio federale e maggio­ranza del parlamento abbiano ancora difficoltà ad accettarla. Dopo 16 anni dalla sua entrata in vigore, il mandato sancito dal popolo non è tuttora divenuto realtà, eppure non possiamo non vedere la grande influenza dell’articolo sulla protezione delle Alpi. Senza di esso non vi sarebbe una tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni nella forma attuale, senza di esso le NTFA non avrebbero un finanziamento reale, senza di esso non vi sarebbe una legge sul trasferimento del traffico con obiettivi e norme garantiti, e senza di esso oggi avremmo un secondo tubo al San Gottardo. Ciononostante sotto le Alpi passano ancora troppi veicoli pesanti (in transito), ciononostante le lobby della strada e dei camion lottano imperterrite contro la tutela dello spazio alpino e contro il trasferimento del traffico.
E siccome la politica tanto male accetta la protezione dell’arco alpino, esiste l’Associazione dell’Iniziativa delle Alpi. In ve­rità, una costellazione per certi versi unica: un’associazione che sorveglia e preme affinché il diritto costituzionale venga tradotto in atti concreti. Nella nostra Magna Charta non c’è nessun altro articolo seguito tanto da vicino e nel tempo da un’associazione. E noi non molliamo, restiamo ­vigili e agiamo: con azioni, attività di lobbying e nuove idee. La più importante di queste è la Borsa dei transiti alpini (BTA), che consentirebbe di raggiungere gli obiettivi sanciti dalla costituzione e dalla legge con uno strumento di economia di mercato. La storia della BTA è simile a quella dell’Iniziativa delle Alpi: considerata da principio una follia, grazie al costante lavoro di lobbying e a studi seri e fondati, abbiamo ottenuto che anche il Consiglio federale prendesse atto di questa proposta e la rendesse appetibile ai ministri dei tras­­-porti dei Paesi vicini. Oggi la Borsa dei transiti alpini è sancita da una legge – ma dev’essere ancora tradotta nella realtà. A questo fine, in Svizzera e in Europa servono ancora tanta pressione politica e molte azioni fantasiose e non convenzionali.
La protezione del clima e dell’ambiente non sono (unicamente) appannaggio di Kyoto e di Copenhagen, dove da un lato ogni Stato partecipante cerca di obbligare gli altri, mentre dall’altro spera di uscirne «pagando» il meno possibile. Noi però non siamo a Copenhagen, ma in Svizzera. È qui che dobbiamo e vogliamo agire e fare politica per il clima e per l’ambiente. L’articolo sulla protezione delle Alpi e l’Associazione dell’Iniziativa delle Alpi hanno un ruolo d’importanza eminente. L’impegno in questo senso durerà ancora anni e decenni. Esso andrà oltre le prossime elezioni, e anche quelle successive!

Andrea Hämmerle Consigliere nazionale, membro di fondazione e del comitato dell’Iniziativa delle Alpi, Pratval GR