22. Luglio 2013

Le regioni alpine chiedono il trasferimento su ferrovia del traffico delle merci. Ci vorrebbe anche un deciso sostegno della Svizzera a questa politica. Il raddoppio del Gottardo stona in questo paesaggio.

La ministra dei trasporti tirolese Ingrid Felipe. Foto: m.a.d. Land Tirolo
mh. Durante certi weekend d’estate si può ammirare una coppia di coniugi d’una certa età che suona il corno delle Alpi sulla piattaforma del Pilatus, circondati da dozzine di turisti asiatici. Il corno delle Alpi, tanto uno strumento musicale quanto un mezzo di comunicazione, è conosciuto in tutto il mondo come un simbolo delle Alpi. Come i falò oppure lo jodel, dimostra che non è facile comunicare e intendersi in montagna. Ciò dà ancora più valore alla collaborazione fra le regioni alpine, che riescono persino a parlare con una sola voce.

Così, per esempio, il progetto «iMonitraf!» sarà definitivamente continuato. In origine era un progetto delle regioni di transito dell’arco alpino, cofinanziato dall’UE. «Siamo molto contenti dell’accordo raggiunto coi nostri partner. Le regioni alpine sono coscienti che il traffico di transito è un problema da affrontare congiuntamente e che dobbiamo chiedere con forza il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia», afferma Niklas Joos-Widmer dell’Ufficio della protezione ambientale del canton Uri.

Anche in Tirolo, da anni un alleato della Svizzera nella lotta contro il traffico di transito, ci sono state diverse novità negli ultimi mesi. Dopo le elezioni di fine aprile, s’è formato un governo di coalizione fra la ÖVP e i Verdi. Ingrid Felipe è diventata la prima ministra dei trasporti verde del Tirolo. Dice: «Il rafforzamento della rotaia e un miglioramento per le persone che vivono lungo le strade di transito sono obiettivi correlati. Con la ratifica del protocollo sui trasporti della Convenzione delle Alpi, noi lottatrici e lottatori contro il transito dei TIR abbiamo una nuova base per le nostre trattative con l’UE. L’obiettivo è e resta che la salute delle persone nella sensibile regione alpina sia finalmente considerata prioritaria e non sempre solo la libera circolazione delle merci.»

Il «sì» dell’Unione europea, col sostegno del Parlamento UE, menzionato da Ingrid Felipe è quello del giugno 2013 al protocollo dei trasporti della Convenzione delle Alpi, un segnale positivo. La Convenzione delle Alpi è un trattato internazionale fra Germania, Francia, Italia, Liechtenstein, Monaco, Austria, Svizzera, Slovenia e l’UE. Anche la Svizzera è cofirmataria del relativo protocollo dei trasporti, siglato nel 2000. Finora il Parlamento elvetico non l’ha tuttavia ratificato – caso unico fra i paesi firmatari del trattato.

Che il Consiglio federale, con il raddoppio del Gottardo, voglia creare le premesse per un raddoppio della capacità stradale, avrà tuttavia effetti peggiori della mancata ratifica del protocollo. Per esempio, i Verdi del Parlamento europeo scrivono in risposta alla consultazione sul secondo tubo: «Che la Svizzera voglia investire così massicciamente in opere stradali di un importante corridoio europeo, potrebbe avere un influsso molto negativo per la richiesta di più trasferimento del traffico in Europa.»

Disastrosa è stata anche la più recente riunione dei ministri dei trasporti delle nazioni alpine a Berchtesgaden (D). A parte dichiarazioni d’intento e l’esame di possibili misure, non è stato deciso nulla. Ciò mostra come sia difficile per le regioni alpine direttamente toccate dal problema farsi sentire dai rispettivi governi. Nelle capitali i problemi delle regioni di montagna s’insabbiano e si fa finta di niente.