17. Novembre 2008

«La realizzazione dell’iniziativa delle Alpi procede con estrema lentezza», dice il professore di diritto zurighese Heribert Rausch.* Tra l’altro perché i politici tendono un po’ a tenere il broncio quando il popolo fa di testa sua e preferiscono inaugurare qualche costruzione piuttosto che promuovere la logistica innovativa.

tob. Finora sono riuscite 266 iniziative popolari. Per 165 di esse c’è stata una votazione. Solo 15 sono state accettate, fra queste l’iniziativa delle Alpi nel 1994. Secondo la Costituzione federale, dieci anni dopo l’accettazione dell’iniziativa il numero degli autocarri in transito dalle Alpi avrebbe dovuto essere dimezzato. Ora il Consiglio federale e il parlamento hanno rinviato questo obiettivo al 2019. Ciò significa che vogliono proteggere efficacemente le Alpi dal traffico di transito solo 15 anni dopo il termine che era stato fissato dal popolo in votazione. È dunque vero che le iniziative non servono a niente?

«È una supposizione errata», afferma Heribert Rausch. Per lui, le iniziative sono addirittura un motore del diritto. Ciò vale anche per l’iniziativa delle Alpi. «Senza l’ iniziativa delle Alpi, la Svizzera non avrebbe una legge sul trasferimento del traffico e anche la nuova LTrasf, che prossimamente sarà adottata dalle Camere dopo l’appianamento delle divergenze, non è stata inventata dal Parlamento. E quanti soldi sarebbero stati investiti nelle trasversali alpine, se non ci fosse stata sullo sfondo l’iniziativa delle Alpi col suo obiettivo di trasferimento a fare pressione?»

Efficace subito
L’iniziativa delle Alpi ha avuto un effetto immediato col suo divieto di potenziare le vie di transito. Ci sono sempre degli attacchi politici contro questo divieto, ma il popolo l’ha confermato nel 2004 con suo no al secondo tubo della galleria autostradale del San Gottardo. Per confronto: un effetto immediato l’hanno avuto nel 1990, rispettivamente nel 2005 anche le iniziative popolari federali «Alt alla costruzione di centrali nucleari» e «per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche». Le moratorie di dieci, rispettivamente 5 anni sono entrate immediatamente in vigore.

Senza l’iniziativa delle Alpi anche la borsa dei transiti non figurerebbe in nessun progetto di legge, mentre attualmente è il caso. «Il tempo lavora per l’iniziativa delle Alpi e per la borsa dei transiti: per seppellire una buona idea, non basta parlarne male per dieci anni», dice Heribert Rausch. È stato così anche per la TTPCP. Prima la politica ha respinto questa tassa, oggi nessuno vorrebbe più rinunciarvi e persino l’UE adesso sta sviluppando una tassa analoga.

Riflesso anziché riflessione
Secondo Rausch, è usuale che il Governo e il Parlamento facciano fatica ad applicare le iniziative popolari. Generalmente ha costatato che le iniziative suscitano qualcosa come una reazione di difesa nelle autorità. Nella sua relazione d’addio all’Università ha parlato di «riflesso anziché riflessione». Anche se – così Rausch – è uno strano senso della democrazia se il Governo e il Parlamento continuano la loro resistenza contro le proposte popolari anche dopo l’approvazione alle urne.

Secondo Heribert Rausch, le persone che detengono le leve del potere fanno fatica ad accettare le decisioni popolari anche perché confidano unilateralmente nella tecnica. «A Palazzo federale pensano solo all’hardware, come le infrastrutture stradali o ferroviarie, ma non al software.» Solo che questo software comprende anche compiti come «ridurre i camion che circolano vuoti» oppure appunto la borsa dei transiti alpini. «La borsa dei transiti è logistica», afferma Rausch.

Quindi non sorprende che non sia solo l’iniziativa delle Alpi ad incontrare resistenze. Lo stesso è accaduto con l’iniziativa di Rothenthurm. Però a vent’anni dalla votazione gli iniziativisti poterono constatare nel 2007 che, sebbene vi siano ancora problemi con la protezione delle paludi, il risultato dell’iniziativa è andato oltre le attese iniziali. «L’iniziativa di Rothenthurm ha portato a uno sviluppo della legislazione ambientale», dice Heribert Rausch. Ne trae la conclusione che le iniziative popolari hanno certamente un effetto, «in particolare anche in campi difficili, dove il Consiglio federale e il Parlamento difettano della necessaria capacità decisionale.» Le iniziative popolari – così Rausch – entrano nella storia del diritto. E questo vale anche per l’iniziativa delle Alpi.