Il riscaldamento climatico cambia l’aspetto delle Alpi con la velocità del vento. Rahel Ganarin segue da vicino questo sviluppo. La glaciologa 26enne passa le sue estati sui ghiacciai svizzeri. Cosa la spinge a studiare questo mondo alpino?
loe. Dalla sua casa di famiglia nel Freiamt (AG) Rahel Ganarin ha semopre avuto una magnifica vista sulle cime ghiacciate delle Alpi. Però, che poi sarebbe stata attiva come glaciologa ai piedi del Cervino, non lo sapeva fin da piccola, quando non aveva ancora finito gli studi universitari. Da giovane Rahel Ganarin si sentiva più attratta dalla città che dalle montagne.
Il suo interesse per il ghiaccio (apparentemente) eterno lo scoprì infine come studentessa di geografia all’università di Zurigo. I paragoni fra le immagini d’epoca e foto recenti dei ghiacciai le lasciarono un’impressione indelebile e la motivarono a specializzarsi in glaciologia. Da allora l’Argoviese è stata sul terreno delle cime alpine estate dopo estate.
Fino al circolo polare artico
Rahel Ganarin è stata testimone di come il ghiacciaio Bernese Steingletscher si sia ritirato di quasi 100 metri in soli 5 anni. Oppure di come il ghiacciaio Urano del Galenstock si sia spaccato in due parti, lasciandosi indietro centinaia di metri di ghiaccio morto. Nel 2018, nell’ambito di un’escursione di 5 settimane a Spitsbergen, ha potuto esplorare le masse glaciali locali, che da cinque anni non avevano più visto una presenza umana.
Un ghiacciaio di tutt’altro tipo è poi stato oggetto del suo lavoro di «master», che ha avuto molti riconoscimenti nelle cerchie dei ricercatori. Ha esaminato il flusso del ghiacciaio di Zmutt, presso Zermatt, ricoperto di detriti. Poiché il permafrost nelle montagne scongela e aumenta l’instabilità dei pendii, ci saranno sempre più ghiacciai di questo tipo.
Davanti a casa nostra
Spesso si chiede a Rahel Ganarin se il suo lavoro come glaciologa non sia deprimente. La sua risposta: «naturalmente mi fa soffrire vedere come si è ritirato un ghiacciaio quando lo visito a un anno di distanza. D’altra parte, dal punto di vista scientifico, ci troviamo in un periodo enormemente importante.» Ciò che la giovane glaciologa vuole esprimere è: gli effetti dei ghiacci che si sciolgono non si limitano a modificare il panorama. «Se in futuro, a causa della ritirata dei ghiacciai, d’estate si può prevedere notevolmente meno deflusso d’acqua, ciò avrà conseguenze sensibili sull’agricoltura – senza nemmeno menzionare le conseguenze dell’effetto albedo del ghiaccio.»
Questo effetto di feedback indica che le superfici scure si riscaldano di più di quelle chiare. Così l’aria nelle Alpi si riscalda particolarmente, in conseguenza della minore copertura con neve e ghiaccio. Praticamente davanti alla nostra porta di casa possiamo osservare un fenomeno che, riferito ai poli nord e sud, costituisce un punto di svolta del clima mondiale. Se oltrepassiamo un tale punto, il riscaldamento climatico aumenta da solo, anche senza più intervento umano. Uno scenario pauroso, che spinge sempre di nuovo Rahel Ganarin a sensibilizzare il pubblico, col suo impegno professionale e privato, sulla necessità di proteggere il clima.
La sfida scientifica
Per Rahel Ganarin, anche il mondo scientifico deve rivedere le proprie posizioni. Per esempio, nella sua formazione era spesso centrale come la società possa adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici. «Tuttavia, sarebbe altrettanto importante la questione su come frenare il riscaldamento climatico causato dall’uomo e così attaccare il problema alla radice», insiste la giovane glaciologa. Per fare un passo in questa direzione, alle università e alte scuole ci vorrebbe più collaborazione, invece del coltivare il proprio orticello. «Gli storici, economisti e ricercatori di scienze naturali potrebbero riflettere insieme su quale contributo possano dare alla soluzione dei problemi ecologici», propone la giovane del Freiamt.
Protezione del clima significa anche protezione delle Alpi
Il riscaldamento climatico ha conseguenze drammatiche – proprio anche per la Svizzera. Le Alpi, il nostro ambiente vitale unico e vulnerabile, sono particolarmente a rischio. Ora ci vuole una politica climatica coraggiosa ed efficace! È quanto comunicheremo alla popolazione svizzera nelle prossime settimane con una campagna online.
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