Chiara Gisler – ritratto d’una giovane donna impegnata, che lotta per il clima e per la protezione delle Alpi
Non so esattamente quando è capitato. Non c’è stato un momento preciso o scatenante. È solo che a un certo punto ho capito che qualcosa doveva cambiare. Che anch’io dovevo cambiare. L’intera umanità si sta schiantando, senza scampo, in una catastrofe climatica. In una catastrofe dove è in gioco l’esistenza stessa dell’umanità. Lo ignoriamo o lo neghiamo completamente.
La prima cosa che ho pensato è: non è possibile. Ci sono così tante persone più intelligenti e più vecchie, che non lo avrebbero mai permesso, pensavo allora ingenuamente. Sbagliavo. Quando ho capito la reale portata della minaccia davanti alla porta di casa, mi sono venuti gli incubi e una gran fifa. La scienza parlava una lingua chiara come il vetro, da anni pubblicava scenari sempre peggiori per il futuro. Per via di interessi economici e finanziari, questi avvertimenti non erano ascoltati.
Lo stato attuale: «se vogliamo avere una chance del 66 % di contenere il riscaldamento della nostra atmosfera sotto 1,5 gradi C (e così assicurare la nostra sopravvivenza), secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite possiamo emettere al massimo ancora 420 giga-tonnellate (Gt) di CO₂ equivalenti dalla fine del 2017. Poiché mondialmente ogni anno si emettono circa 42 giga-tonnellate CO₂ equivalenti, con lo scenario «business-as-usual» questo budget ora sarà esaurito in meno di sette anni». È lo stato delle cose al 2021. Voilà.
Allora cosa si fa dopo averne preso coscienza? Digerire lo shock, bloccarsi per la paura e poi con panica paura, rabbia e disperazione andare alle incipienti dimostrazioni per il clima e tentare (finora con poco successo) di fare pressione sulla politica istituzionale. Impegnarsi. Cercare soluzioni. Parlarne con altre persone. Tentare di non rassegnarsi e di non perdere il coraggio. Per lo meno, questa è stata la mia via. La protezione del clima è più urgente che mai. In ogni caso la reazione deve essere più veloce di quanto lo sia adesso.
La legge sul CO₂è insufficiente, ma necessaria come primo passo nella direzione del riconoscimento dei nostri problemi. Quindi spero sarà approvata. Porterà a discussioni nella popolazione e al contempo a una sensibilizzazione. Ciò che – speriamo – porterà a misure più incisive e all’uscita dall’ecocidio. è una base sulla quale possiamo costruire e chiedere di più. Dobbiamo rafforzare radicalmente la protezione del clima.
Le Alpi, come ecosistema di montagna, mi stanno molto a cuore, poiché ci sono nata e cresciuta. Lo ammetto, ho anche motivi egoistici per la protezione dell’ambiente, poiché non voglio che un bel giorno il cielo o la montagna di casa di Altdorf, il «Gitschen», mi cada sulla testa perché il permafrost non lo tiene più assieme. Poi vorrei ancora vedere delle marmotte e dei camosci, mangiare mirtilli selvatici andando a spasso, sciare praticamente davanti alla porta di casa e, d’estate, godere l’aria fresca in montagna.
E soprattutto mi auguro sicurezza per tutti gli abitanti delle Alpi, adesso come anche in futuro.