Mentre nelle Alpi i prati diventano boschi, importiamo tonnellate di prodotti di legno dall’estero. Aumenta il traffico dovuto ai trasporti e il clima si scalda ancora di più – e si danneggiano i boschi protettivi.
cb. Trifoglina, orchidee, giglio selvatico: nelle Alpi il bosco si espande ogni anno e assorbe sempre più prati alpini con la loro flora e biodiversità uniche. In Svizzera cresce molta più legna di quella che è utilizzata: ogni anno il bosco alpino aumenta approssimativamente dell’area del lago di Thun. Ci sarebbe dunque sufficiente legna da raccogliere in Svizzera. Il legno è una delle risorse naturali più importanti del paese e, come materiale da costruzione, è in piena espansione. Tanto più paradossale è il fatto cui fa riferimento il recente studio «Dinamiche dell’importazionie di beni di consumo in Svizzera» (vedi riquadro): le importazioni di prodotti forestali (esclusa la legna da ardere) sono aumentate circa del 40 % dal 1990 – le importazioni di prodotti finiti in legno sono addirittura cresciute di quasi il 350 %.
Il legno massiccio dei boschi svizzeri è sempre più svantaggiato rispetto ai prodotti lavorati in legno importati. Solo nel 2016 sono stati importati oltre 2,1 milioni di m3 di prodotti semilavorati come pannelli in truciolato, compensato e impiallacciature, nonché 3,4 mio. di m3 di prodotti finiti in legno, soprattutto trasportati su strada. Questi prodotti sono portati in Svizzera principalmente dalla Germania, ma anche dall’Austria, dall’Italia e dalla Francia, dall’Europa dell’est – e, nonostante i costi di trasporto, sono sempre ancora meno cari della merce svizzera.
Più importazioni significano anche più traffico: ciò ha effetti devastanti sul sensibile ecosistema delle Alpi. Le Alpi soffrono particolarmente i cambiamenti climatici. Qui le temperature salgono a velocità doppia rispetto alla media globale. I ghiacciai si ritirano, il permafrost si scioglie e le piante e gli animali, adattati al loro ambiente di vita estremo, fuggono verso l’alto – finché possibile. Il riscaldamento del clima espone la popolazione delle Alpi anche a un maggior rischio di frane e colate di detriti.
Non sostenibile
Perché importiamo così tanto legname? Lo studio mostra che la richiesta di prodotti di legno è fortemente aumentata –specialmente nel settore dell’edilizia, dove vengono utilizzati molti più componenti in legno incollato come pannelli e sostegni. La produzione industriale di prodotti di massa di legno standardizzati avviene principalmente all’estero, poiché i costi sono inferiori. Invece, le aziende svizzere sono specializzate in prodotti con marchi di qualità, nonché su produzioni che richiedono un know-how speciale. Lo studio conclude che «l’attuale strategia economica non è ecologicamente e socialmente sostenibile»; porta a un forte aumento delle importazioni e alla perdita di posti di lavoro. Secondo gli autori, i consumatori dovrebbero di nuovo fare più affidamento alla legna svizzera. Inoltre, la politica dovrebbe sostenere l’industria del legname nello sfruttamento del potenziale forestale inutilizzato.
Cosa fa la Confederazione contro gli effetti delle importazioni di legname? Da un punto di vista legale, il legno non gode di alcuna protezione alle frontiere, afferma Michael Husistein della Divisione foreste dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam). «Dal punto di vista normativo, non c’è alcuna leva diretta per il governo federale per guidare attivamente questo tipo di sviluppo.» Le misure federali si concentrano piuttosto sulla ricerca, sull’innovazione e sul lavoro di sensibilizzazione, come la campagna «Woodvetia – Azione per più legname svizzero» del 2017, condotta insieme alle aziende e associazioni svizzere del settore forestale e del legname. Queste misure dovrebbero contribuire a rafforzare l’uso del legno e, se possibile, del legno svizzero, contribuendo così al finanziamento della gestione forestale». Tuttavia, la Confederazione non ha sempre dato il buon esempio. Alcuni anni fa, ha persino fatto scalpore sulla stampa il ricorso a prodotti in legno importati: finestre con cornici di legno provenienti dalla Cechia sono state montate a Palazzo federale.
Conseguenze per il bosco protettivo
Un terzo della Svizzera è coperto da foreste. Quasi la metà di tutti i boschi svizzeri sono foreste di protezione – e per preservarle è necessario averne cura. Sui pendii ripidi, tuttavia, la manodopera e il costo della legna sono particolarmente elevati: visto il basso prezzo del legno, qui non è conveniente raccogliere il legname disponibile. Gran parte dei boschi nelle Alpi è di proprietà dei Comuni, di corporazioni e dei patriziati. Ma nelle Alpi ci sono anche molti proprietari di boschi privati. E questi al momento spesso non sfruttano il legname disponibile. Il basso prezzo del legno si ripercuote anche sull’economia forestale: molte aziende forestali sono nelle cifre rosse. Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente, la Confederazione sostiene i Cantoni nella cura dei boschi protettivi con circa 70 mio. di franchi l’anno.
È urgente cercare di raggiungere una gestione dei boschi che copra almeno i costi, per assicurare anche in futuro la funzione protettiva della foresta, si legge nella pubblicazione «Forstwirtschaftliches Testbetriebsnetz der Schweiz» (Rete sperimentale di gestione dei boschi svizzeri – la pubblicazione non è disponibile in italiano), che è stata pubblicata nel 2018 in particolare dall’Ufam e da BoscoSvizzero, l’associazione dei proprietari forestali svizzeri.
È un’affermazione scottante: infatti, considerati i cambiamenti climatici e l’aumentato rischio di frane e scoscendimenti nelle Alpi, la funzione protettiva dei boschi potrebbe diventare ancora più importante. L’aumento delle importazioni di legname non contribuisce certo a migliorare la situazione.
Aumentano i «trasporti grigi»
L’Ufficio federale dell’ambiente ha recentemente pubblicato il set di cartoline «Mit Holz in die Zukunft» (Col legno verso il futuro, cartoline non disponibili in italiano): «Il legno proveniente da vicino fa bene alla Svizzera», si legge su una delle cartoline. «La scelta di specie autoctone crea posti di lavoro, riduce il consumo di energia grigia e garantisce la qualità».
«Energia grigia» – è una definizione che sembra semplicemente assurda se riferita al legno, che è una risorsa sostenibile. Lo studio «Dinamiche dell’importazionie di beni di consumo in Svizzera» indica che, nonostante l’aumento delle importazioni nel nostro paese, il problema dei trasporti non è ben visibile. Per uno sviluppo sostenibile, è assolutamente necessaria una maggiore trasparenza sulle distanze di trasporto dei beni di consumo.
La Svizzera si dà invece pure un indebito tocco di verde. Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), il traffico delle merci in Svizzera sarebbe tendenzialmente in calo fin dal 2006. Potrebbe essere positivo, solo che questo quadro non corrisponde in nessun modo alla realtà: poiché l’indicatore non considera le distanze che le merci hanno percorso all’estero. Le importazioni in Svizzera sono tuttavia fortemente cresciute a partire dagli anni 90 – cioè del 15 %. Così sono aumentati anche i chilometri dei trasporti effettuati all’estero. Nelle nostre merci si nascondono sempre più «trasporti grigi», poiché i trasporti sono così a basso prezzo.
Almeno quest’anno la Confederazione ha, per la prima volta, pubblicato l’impronta ecologica complessiva dei gas a effetto serra della Svizzera. I risultati mostrano che i due terzi delle emissioni di CO2 della Svizzera sono oggi da ricondurre alla produzione di merci all’estero, che consumiamo nel nostro paese. Invece di cambiare mentalità e puntare sulla produzione indigena, spostiamo sempre più all’estero emissioni dovute alla produzione e i gas di scarico dei trasporti. Almeno in teoria questa costatazione sembra aver fatto breccia anche nel Consiglio federale. «Importiamo troppo» ha detto la Ministra dei trasporti Doris Leuthard quest’estate al Forum dell’ONU per lo sviluppo sostenibile a New York. La politica deve agire: deve fare in modo che la funzione protettiva dei boschi sia mantenuta e che anche in futuro sia possibile vivere nelle valli di montagna. Però anche le consumatrici e i consumatori possono dare un contributo: comprare di legno svizzero invece che prodotti lavorati provenienti dall’estero.