20. Settembre 2018

LA PROSPETTIVA CLIMATICA DI HANS PETER JOST

È tarda estate ed io, insieme a molti turisti asiatici, sono sullo Jungfraujoch. Insieme ammiriamo le realizzazioni tecnico-costruttive degli antenati. Da oltre 100 anni la ferrovia della Jungfrau porta attraverso l’Eiger e il Mönch fino a 3454 metri, alla stazione ferroviaria più alta d’Europa – un’attrazione di prim’ordine. Per la seconda volta da quando il treno è stato inaugurato, oltre un milione di visitatori sono stati portati sul «Top of Europe» nel 2017. Una volta in cima, ci sono molte attrazioni che aspettano, come il ghiacciaio dell’Aletsch, il ghiacciaio più lungo d’Europa, che si può raggiungere attraverso un tunnel.

Solo quando sto per lasciare la montagna, mi cade lo sguardo sulle reti metalliche che sembrano impacchettare lo Joch. Proteggono dalla caduta di massi poiché, anche a questa altezza, lo scioglimento del permafrost rende meno resistenti le pareti. Perciò già nel 1991 è stata costruita una nuova galleria 200 metri più a est – per fortuna, poiché solo due mesi dopo la chiusura del vecchio tunnel, in ottobre circa 5000 metri cubi di roccia hanno bloccato l’accesso alla galleria in disuso.

Lo Jungfraujoch è uno sperone roccioso gelato tutto l’anno. Ma il permafrost, che tiene assieme le rocce come un’armatura, si scioglie a causa dei cambiamenti climatici. Da qui le reti metalliche e la costante misurazione di tutti i movimenti della montagna. E ancora non basta: la grotta di ghiaccio e la tromba di 100 metri del doppio ascensore presso l’osservatorio devono essere raffreddati, poiché il giornaliero afflusso di visitatori riscalda ulteriormente i paraggi.

Il 20 – 25 % della superficie del nostro pianeta è coperta da suoli di permafrost, che si sciolgono progressivamente a causa del riscaldamento climatico.

Hans Peter Jost è fotografo e vive a Zurigo.

www.alpen-blicke.ch