Le Alpi europee hanno infuso paura e terrore fino all’inizio del 17° secolo. Quando le forze della natura colpivano e la montagna tremava, si pensava ai demoni, ma al contempo si cercava di ingannare il diavolo, cosa apparentemente riuscita con il Ponte del Diavolo.
Dopo i primi conquistatori delle diverse vette, seguiti dai fotografi di montagna e i primi turisti, seguiti da sempre più turisti, la paura delle Alpi vieppiù addomesticate, arredate e rese carrozzabili, è andata in gran parte perduta nel corso del secolo scorso.
Oggi le Alpi devono soddisfare molti desideri: per attraversarle il più velocemente possibile verso sud, per misurare la nostra forza o semplicemente per permetterci di godere la natura. A volte nel modo più assurdo, ad esempio quando una nota marca di auto si pubblicizza con lo slogan: «La montagna chiama, le curve urlano». Il traffico individuale e commerciale (di transito) continua a crescere, i parchi di divertimento, gli eventi e le attrazioni nelle Alpi attirano anno dopo anno un numero crescente di visitatori.
È stata la coincidenza di essere al posto giusto al momento giusto che mi ha fatto scattare questa foto a doppio senso. «La montagna trema» è il nome del festival che si è svolto sul Flumserberg fino al 2016 e che attira ogni volta in montagna frotte di spettatori.
Direi che la montagna urla quando si scioglie il ghiaccio che pareva eterno, il permafrost si dissolve e le rocce si sgretolano. La velocità con cui ciò accade – sostenuta dalle nostre azioni – mi spaventa.
Hans Peter Jost è fotografo e vive a Zurigo.