La votazione del 20 febbraio 1994 è un faro nella storia della democrazia svizzera. Allora era un’assoluta rarità che un’iniziativa popolare avesse successo. Particolarmente spettacolare fu anche che l’Iniziativa delle Alpi non si occupasse di un tema secondario, ma di una questione centrale di un campo politico molto conteso: la politica dei trasporti. Da vent’anni l’articolo costituzionale ha un enorme effetto – in positivo!
Alla fine degli anni 60 facevo alcuni mesi di servizio militare ad Andermatt. Non mi piaceva granché. Perciò m’ero ripromesso di non tornarci mai più. Sono però venuto meno alla promessa nel 1987, quando amici Urani e Vallesani m’invitarono a uno scambio d’idee su un’iniziativa popolare nel campo della politica dei trasporti. Durante molte appassionanti discussioni in scure stanze posteriori abbiamo sviluppato l’iniziativa delle Alpi. E così mi sono anche riconciliato con questa località. Ma mai mi sarei aspettato che un giorno questo villaggio militare si trasformasse in un resort di lusso egiziano. Sarà anch’esso sostenibile come l’iniziativa delle Alpi?
Il contenuto dell’articolo sulla protezione delle Alpi non è blando né vago, ma semplice, radicale e concreto: la protezione delle Alpi dal traffico di transito, il trasferimento del traffico pesante (in transito) dalla strada alla ferrovia e il divieto di aumentare la capacità stradale nelle Alpi. Queste richieste erano e sono tuttora popolari – in tutta l’Europa. Ciò nonostante si scontrano a tenaci resistenze. Sono in contrasto con gli interessi della potente lobby stradale, dell’auto e dell’autotrasporto, come anche con l’ideologia europea della libera scelta del mezzo di trasporto. Non per questo i protettori delle Alpi filoeuropei devono farsi dei sensi di colpa. Contrariamente al segreto bancario e alla difficilmente spiegabile differenza fra frode fiscale e sottrazione d’imposta, la nostra richiesta è inattaccabile dal profilo etico e morale, sostenibile e difficilmente confutabile sul piano degli argomenti. Perciò nessun politico dell’UE ha mai minacciato di far intervenire la cavalleria contro la protezione delle Alpi e il trasferimento del traffico.
Sebbene l’articolo sulla protezione delle Alpi non sia stato né applicato alla lettera né messo in pratica secondo il suo senso, ha comunque lasciato un’impronta decisiva nella politica dei trasporti svizzera. È il fondamento della nostra politica dei trasporti progressista. Perché? Perché l’articolo sulla protezione delle Alpi ha spianato la strada a molte votazioni successive.
Ne cito solo tre: il Sì alla tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP, 1988), il Sì al finanziamento dei trasporti pubblici (FTP, 1998) e il No al raddoppio della galleria stradale del Gottardo (controprogetto Avanti, 2004). Senza il potente paletto dell’articolo sulla protezione delle Alpi, probabilmente non avremmo una TTPCP, né un solido finanziamento delle NTFA e nessuna legge sul trasferimento del traffico, mentre avremmo un secondo tubo stradale al Gottardo. E anche in occasione di future votazioni popolari l’articolo sulla protezione delle Alpi sarà al centro delle discussioni – la prossima volta quando si riaprirà il capitolo del raddoppio del Gottardo. Questo esempio illustra come nessuno osi stralciare dalla Costituzione lo scomodo articolo sulla protezione delle Alpi – non avrebbe nessuna chance davanti al popolo. Perciò si cerca di svuotarlo di senso oppure di aggirarlo con dei trucchi.
Da 20 anni l’articolo sulla protezione delle Alpi è iscritto nella nostra Costituzione. E tuttavia è messo in pratica solo in parte. Dalle Alpi transita sempre ancora qualche centinaio di migliaia di camion di troppo. Perciò c’è un associazione molto forte che difende l’articolo sulla protezione delle Alpi. Anche questo è un caso unico: ci si immagini come sarebbe se per ognuno dei duecento articoli della Costituzione fosse necessaria un’associazione per assicurarne la messa in pratica. Purtroppo però, senza la pressione di questo movimento, il panorama della realizzazione del trasferimento del traffico sarebbe ancora più buio.Ma il miscuglio fra azioni originali, solide petizioni e proposte politiche intelligenti – per esempio la borsa dei transiti alpini – tengono in movimento l’amministrazione e il mondo politico. Chi avrebbe mai pensato che da un piccolo gruppo riunito ad Andermatt un giorno sarebbe scaturito un movimento politico così importante?
Oltre al suo forte impatto politico, l’iniziativa delle Alpi ha anche avuto altri effetti. È stata lei a far diventare un culto la trasmissione televisiva «Arena». Sebbene non sia provato e, sì, persino poco probabile, che l’«Arena» sia decisiva per le votazioni popolari, tuttavia alla leggendaria trasmissione sull’iniziativa delle Alpi si ascrivono proprio questi meriti. Con i loro interventi scaltri, i piccoli coraggiosi Davide misero in grave difficoltà i lenti e arroganti Golia dell’establishment politico di fronte alla nazione televisiva. Di più: la trasmissione ebbe effetti (personal-)politici a lungo termine. L’allora ministro dei trasporti Adolf Ogi visse uno showdown, che politicamente lo indebolì talmente, che poco dopo dovette passare al Dipartimento militare. Forse gli fu fatale che, come montanaro, avrebbe dovuto avere a cuore l’iniziativa delle Alpi, ma come Consigliere federale l’avversava. Molto motivato, ma non del tutto credibile, s’impegnò sul fronte del No. Sull’altro fronte il Landamano di Uri, Hansruedi Stadler, diventò un personaggio nazionale proprio grazie a quell’ «Arena» e anche alla mia carriera politica quella trasmissione non fece certo male.
Se non ci fossero l’Iniziativa delle Alpi e l’articolo sulla protezione delle Alpi, dovremmo lanciare oggi questo stesso progetto. Entrambi sono indispensabili per la politica dei trasporti svizzera. Auguro a tutte le attiviste e a tutti gli attivisti di avere anche in futuro molta tenacia, fantasia, entusiasmo e successo.
*Andrea Hämmerle, membro fondatore dell’Iniziativa delle Alpi, ex Consigliere nazionale, Pratval GR