Alla dogana commerciale di Chiasso abbiamo dato un’occhiata dentro ai camion che si avviano a transitare sotto al Gottardo. Siam rimasti sorpresi.
Camion con le merci e le targhe più disparate alla dogana di Chiasso. Foto: Initiativa delle Alpi
ab. L’Iniziativa delle Alpi si è recata a Chiasso sull’enorme piazzale che accoglie i camion in entrata e in uscita dalla Svizzera per vedere un po’ cosa transita da queste parti. Sul piazzale stazionano solo camion pieni, quelli vuoti, che rappresentano in media circa il 25% del totale dei passaggi a Chiasso, passano dall’autostrada. Eros Cavadini è responsabile dell’ispettorato doganale di Chiasso-Strada e ci introduce con molta gentilezza alla varietà e alla complessità dei compiti svolti dagli operatori doganali: sdoganamento per circa 3500 veicoli al giorno tramite una decina di sportelli aperti, controlli a campione sui mezzi pesanti e sulle merci pericolose, accoglienza dei camionisti. Spesso si nota la difficoltà a comunicare tra autisti e funzionari: le lingue che si sentono parlare sono talmente tante che ci fanno sentire all’ombra della torre di Babele. Solo dieci anni fa i camionisti si conoscevano più o meno tutti e andavano a fare una pausa assieme. Ora l’anonimato regna sovrano e anche le condizioni di lavoro sono diventate più dure: stipendi mensili di 700-800 euro sono la norma. Un autista ci racconta che da questa somma il datore di lavoro gli toglie ancora 150 euro in quanto, quando è in viaggio, dorme nel camion.
Un campione rappresentativo
Verso la fine delle nostre interviste incontriamo Gianluigi Brandani. Lavora per un autotrasportatore di Brescia e oggi conduce siero di latte dalla provincia di Novara fino in Francia. Prima di lui abbiamo visto camion con targhe dall’Italia (I), dalla Svizzera (CH), Austria (A), Romania (RO), Ungheria (H), Germania (D), Polonia (PL), Olanda (NL), Lituania (LT), Slovacchia (SK), Slovenia (SLO), Russia (RUS).
Spesso vi è la difficoltà di trovare una lingua in comune: ci capiamo a gesti e consultando i documenti accompagnatori del camion. Ma tutti rispondono alla domanda sul carico che stanno trasportando. Non c’è quasi nulla che non potrebbe transitare in Svizzera anche sul treno.
A: percorso del camion Parma–Lucerna. Contenuto del camion: granulato di plastica
SLO: Slovenia–Svizzera, cavi di rame da riciclare
A: Ulm–Como, macchine da giardino
I: Treviso–Novazzano, sassi per marmorino
D: Crespellano (Bologna)–Colmar, catene da neve per mezzi pesanti
A: Mapello (Bergamo)–Höchst, acciaio industriale
I: San Mauro Pascoli (Rimini)–Lucerna, imbarcazioni e accessori per barche
I: Milano-Belgio, automobili usate
PL: Porcia (Pordenone)–Magenwil, lavatrici
I: Milano–Belgio e Lussemburgo, attrezzature edili
CH: Milano–Lucerna, frutta e verdura
I: Trentino–Bedano (TI), porfido e carta
RUS: Monza–San Pietroburgo, mobili
PL: Forlì–Berna, fosfato monocalcio granulare
CH: Cassina De Pecchi (MI)–Lugano, ovatta
I: Val di Sangro (Pescara)–Francia, automobili Peugeot nuove costruite in Italia e vendute in Francia.
RUS: Milano–Basilea, non sa cosa trasporta. («Ma come è possibile?» chiediamo a gesti all’autista. Non ci risponde e se ne va.)
LT: Alba–Francoforte, diesel
NL: Olanda–Carate Brianza, fiori recisi e piante
I: Lainate–Noranco, formaggio da vendere all’ingrosso
I: Orsenigo–Melano, terriccio e piante
NL: Albenga–Botrop, piante e fiori (l’autista fa avanti e indietro dalla Germania all’Italia, due volte la settimana per un grande magazzino)
NL: Kirchheim–Milano, parti di computer, componenti elettronici
D: Montegaldella (Vicenza)–Escholzmatt, materiale plastico
D: Montano Lucino (CO)–Mannheim, pezzi di trattori
RUS: Italia–Francia, pasta
H: Massa–Francia, liquidi per catalizzatori
I: Grandate (CO)–Lugano, acidi per industrie
H: Modena–Bülach, carta
A: Torino–Stoccarda, vestiti, pezzi di automobili, scarpe
I: Milano–Ginevra, una scala in ferro di design
RO: Villadossola (Domodossola)–Porta Westfalica, colla
I: Como–Bellinzona, parti di ascensori
I: Peschiera Borromeo (MI)–San Gallo, frutta e verdura. L’autista Petru è rumeno e passa da Chiasso tre volte la settimana. È contento della velocità con cui si svolgono le pratiche doganali.
SK: Milano–Belgio e Olanda, tubi di ferro, medicinali, merci varie
D: Novi Ligure–Mannheim, bobine in ferro
CH: Kreuzlingen–Milano, cioccolata
I: Milano Aereoporto–Zurigo aereoporto, piastrelle, plastica, formaggio, mozzarella, medicamenti, jeans e vestiti vari (ogni giorno percorre questa tratta in una delle due direzioni, carico di merce tra i due aeroporti di Milano e Zurigo)
I: Sardegna–Germania e Olanda, formaggio e pane
CH: Novara–Rancate (TI), nafta
I: Modena–Balerna (TI), ricambi per automobili
I: Milano–Aeroporto di Zurigo, merci varie (il camionista scarica a Zurigo, un paio di volte la settimana, e torna vuoto in Italia).
NL: Albenga–Colonia, piante
I: Novara–Port-sur-Saône, siero di latte, quando torna porta latte francese in Italia.
Continuiamo a parlare con Gianluigi Brandani, in viaggio con il suo carico di siero di latte. Al ritorno porterà in Italia latte francese per la produzione di formaggio. «Sono le regole della Comunità Europea,» ci dice, e aggiunge: «Dobbiamo importare latte dalla Francia limitando la produzione italiana. Comunque il latte francese non servirà per produrre mozzarelle, ma formaggio industriale,» ci rassicura. Da 25 anni Gianluigi fa avanti e indietro sulle strade di mezza Europa. È contento dell’efficienza dei controlli doganali elvetici e non gli dispiace viaggiare in Svizzera, anche se: «Il traffico è aumentato e spesso finiamo incolonnati. Ma è così nei pressi di tutte le grandi città, non solo in Svizzera,» conclude aprendo le braccia.