Rischiano di diventare l’incubo delle Alpi. I cosiddetti Gigaliner, autotreni lunghi oltre 25 metri e pesanti fra 40 e 60 tonnellate, sono in piena contraddizione con gli sforzi intrapresi per rendere il traffico pesante più rispettoso dell’ambiente e per trasferirlo dalla strada al treno. La tedesca «Allianz Pro Schiene» (Alleanza per la ferrovia) prende apertamente posizione contro l’autorizzazione ai Gigaliner. Il suo presidente, Dirk Flege risponde a cinque domande sui camion sovradimensionati.
aa/cos. Signor Flege, quando vedremo i Monstertrucks sulle strade europee?
Se tutto va per il verso giusto, mai. In Germania a ottobre abbiamo vinto una prima battaglia forse risolutiva. Dopo una campagna d’informazione su vasta scala condotta con le nostre associazioni partner (www.gueter-auf-die-schiene.de), i Ministri dei trasporti dei Länder tedeschi hanno votato 10 a 6 contro un progetto pilota sul piano federale. Ora però dobbiamo restare vigili. I partigiani di questi autotreni così lunghi e pesanti sposteranno il campo d’azione a livello di UE. Il pericolo si ripresenterà nuovamente – e stavolta per l’intera Europa – al più tardi al momento in cui, nella primavera del prossimo anno, Bruxelles presenterà una perizia ordinata dalla Commissione Europea.
Perché è contrario ai Gigaliner?
Questi mezzi di trasporto sono pericolosi, cari e danneggiano l’ambiente. Pericolosi per gli altri utenti della strada, cari per i contribuenti e soprattutto dannosi per l’ambiente, dato che emettono più anidride carbonica.
Ma con i Gigaliner non occorrono meno autotreni per la stessa quantità di merci?
Chi li caldeggia argomenta che da due camion di 40 t se ne ottiene uno da 60 t, si consuma meno carburante e si riduce il carico sulle strade. A prima vista tutto ciò pare sensato. Però guardando meno superficialmente, si vede come si voglia trarre in inganno l’opinione pubblica. Con l’adozione sistematica di veicoli con una simile portata, d’un sol colpo il trasporto stradale delle merci sarebbe meno caro del 20 per cento. Ma vorrebbe anche dire spostare di nuovo massicciamente il trasporto dalla ferrovia, vettore ecologico, alla gomma. Inoltre aumenterebbe ancora il numero di autotreni, perché si renderebbe più vantaggioso immagazzinare le merci sulla strada. Potremmo arrivare ad altre centomila corse supplementari e, per finire, avremmo un bilancio ancora peggiore per quanto riguarda il CO2.
Quali conseguenze avrebbe autorizzare il transito dei Gigaliner lungo l’arco alpino?
Gli effetti sarebbero traumatici. Immaginiamoci quattro TIR, ciascuno della lunghezza di 25,25 metri e con 60 t di carico, incolonnati uno dietro l’altro sulle rampe di montagna. Sarebbero notevolmente più lenti degli altri camion e potrebbero indurre gli autisti di questi veicoli a sorpassarli. Ora si immagini che lei, al volante della sua auto, voglia girare a destra per uscire dall’autostrada. Non è certo agevole infilarsi in una doppia colonna di camion lunga centinaia di metri. Facilmente non sarà più in grado di uscire dall’autostrada! E c’è dell’altro: quando un Gigaliner affronta una discesa e non riesce a tenere la strada, non ci sono guardrail in grado di arrestarne la corsa. Un bolide di queste dimensioni li abbatterebbe come fuscelli. Vi è un ulteriore aspetto che deve preoccuparci come contribuenti. Solo per la Germania, il Ministero federale dei trasporti ha calcolato che occorrerebbe una somma pari a otto miliardi di euro per sistemare i viadotti autostradali in modo che siano in grado di sopportare il peso complessivo dei Monstertruck. I paesi dell’arco alpino dovrebbero investire in infrastrutture miliardi supplementari che, in gran parte, sarebbero pagati dalla comunità. Sconvolgenti sarebbero poi le ripercussioni per l’ambiente e la popolazione. I Gigaliner hanno un bilancio ambientale chiaramente peggiore della ferrovia e l’ulteriore trasferimento del traffico delle merci sulla strada costituirebbe una minaccia supplementare per la regione alpina, già ecologicamente sensibile – per non parlare del disturbo di chi abita vicino alle strade e già deve sopportare l’immissione fonica e di sostanze nocive.
Cosa ne pensa l’Allianz pro Schiene della nostra idea di Borsa dei transiti alpini?Pensiamo che sia positiva. Non si può continuare a mettere sotto pressione lo spazio vitale alpino. È perciò più coerente fissare limiti all’inquinamento e poi agire secondo l’economia di mercato.