Da 40 anni Maria Hilber vive direttamente sotto l’autostrada del Brennero. A 50 metri sopra il tetto di casa sua passano ogni giorno 6000 camion sulla Gschnitztalbrücke a Steinach al Brennero. Per amore dei suoi figli, nipoti e pronipoti, da decenni lotta per la riduzione del traffico di transito.
Maria Hilber, madre di sei figli e nonna di 18 fra nipoti e pronipoti, si ricorda benissimo di quando è stata costruita l’autostrada del Brennero negli anni ’60. Come ultimo tratto parziale i responsabili hanno progettato il tratto da Matrei al Passo del Brennero. Allora, quando con la sua famiglia acquistò un terreno a Steinach, alle porte del Gschnitztal, l’autostrada del Brennero doveva ancora passare più in alto, sul fianco della montagna. La casa era già in costruzione quando d’improvviso giunse la notizia che l’autostrada sarebbe stata realizzata con un ponte di 674 metri direttamente sopra il suo terreno. Il governatore di allora del Land, Eduard Wallnöfer, le disse: «Il traffico è vita e qualcuno deve pur sopportare qualche svantaggio. In compenso altri raggiungono più rapidamente il loro quartino» – e per quartino intendeva proprio il quarto di litro di vino al di là del Brennero, nel Sudtirolo!
Dopo l’apertura dell’autostrada Maria Hilber passò innumerevoli notti insonni, i suoi figli si addormentavano a scuola e, durante i lavori di manutenzione del ponte, la famiglia dovette più volte fuggire in albergo. Anche la casa e il giardino subirono gli effetti negativi del traffico. Quando Maria Hilber segnalò la cattiva crescita del mais sotto il ponte, gli esperti esaminarono pure il suo giardino. Fu uno shock scoprire che i valori limite erano ampiamente superati (per esempio 5050 ppm di piombo nell’ erba secca, quando ammesse sarebbero 10 ppm). Anche il sale sparso d’inverno, ridotto a una colata brunastra, prima o poi finisce nel suo giardino e sulle facciate della casa. Diversi tentativi di vendere l’ edificio restarono senza esito.
Resistenza comune
In particolare i cosiddetti piedritti, che assicurano il passaggio fra il ponte e il pendio, causano spesso un rumore insopportabile. Quindi gli abitanti si unirono in un gruppo d’interesse e cercarono di difendersi. Ci vollero anni prima che fossero fatti almeno dei lavori per ovviare al peggio. Ma ormai lo spirito combattivo era stato svegliato e nel 1985 fu ufficialmente fondata l’organizzazione «Lebenswertes Wipptal» (Wipptal vivibile), che Maria Hilber ha presieduto per molti anni. Da tre anni lo scettro è invece passato a sua figlia. Da ormai un quarto di secolo questa associazione, piccola, ma tenace e con una buona rete di contatti in tutta Europa, si impegna per un traffico delle merci rispettoso dell’ambiente. Parecchie le sconfitte, ma sono state conseguite anche vittorie importanti: divieti di circolazione notturna, pedaggi più alti per i camion più vecchi.
Negli anni ’60 molti abitanti vedevano ancora di buon occhio la costruzione dell’ autostrada. Sulla strada principale che attraversa i paesi arrancavano le colonne di veicoli diretti al Brennero e si sperava che l’autostrada portasse sollievo e che i ristoranti tornassero a far buoni affari. In pochi anni, tuttavia, il traffico riempì sia l’autostrada sia la strada principale. Il potenziamento dell’autostrada da 4 a 6 corsie suscitò ancora qualche vana speranza. Per alcuni anni l’ingorgo si spostò altrove, poi le colonne tornarono anche sull’autostrada a sei corsie. Nel 2010 sono transitati dal Brennero quasi 1,7 milioni di TIR (2008: 2 milioni), cui si aggiungono quasi 10 milioni di veicoli leggeri.
Attenti alle costruzioni stradali!
Maria Hilber non si fa illusioni sulla politica dei trasporti europea. «L’UE è troppo dipendente dagli interessi dell’industria dei trasporti. Non ha interesse a discostarsi dal trasporto su strada perché sarebbe un passo troppo scomodo». Alle Svizzere e agli Svizzeri, in particolare a quelli che vivono lungo gli assi di transito, dà un avvertimento inequivocabile: «Non siate così stupidi da potenziare le autostrade come l’abbiamo fatto noi. Appena si aprono le cataratte, lì passa il traffico. Purtroppo noi l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.»