Markus Liechti, Policy Officer, T&E Federazione europeea per trasporti e ambiente
La TTPCP svizzera e la relativa politica di trasferimento del traffico della Confederazione vengono vieppiù considerati in Europa come un esempio di politica dei trasporti sostenibile. O almeno questa è la posizione sostenuta nei discorsi ufficiali. L’applicazione invece conosce grosse difficoltà. Quali sono le cause? Le restrizioni legislative di Bruxelles? Le contraddizioni delle varie politiche nazionali? O il rallentamento dell’economia europea?
Quando si tratta di motivare come mai non si può realizzare un progetto ragionevole, i politici nazionale citano spesso la politica di Bruxelles. Accade anche per la TTPCP, per la quale si rimanda alla direttiva europea sui costi diretti del trasporto su strada. Questa direttiva regola la riscossione dei pedaggi autostradali tradizionali, applicati in Italia e in Francia, come pure delle tasse temporali, note con il nome di Eurovignetta. Questa direttiva presenta anche alcune lacune. Essa prevede infatti che le tasse possano essere percepite solo sulle reti autostradali e possano contemplare solo i costi dell’infrastruttura. La TTPCP svizzera, percepita sull’intera rete stradale e comprendente anche i costi ambientali, nonché quelli inerenti alla salute e agli incidenti, è quindi in contraddizione con questa direttiva. Ciononostante, l’UE e tutti i suoi stati membri hanno accettato la TTPCP quali parte integrante dell’accordo sui trasporti terrestri. La direttiva presenta però anche alcune possibilità che non vengono sfruttate dagli stati membri. Due nazioni, Germania e Austria, per esempio, percepiscono ultimamente pedaggi sull’intera rete autostradale. Altre nazioni, che percepiscono i pedaggi in modo tradizionale, lo fanno solo su di una parte della rete. Altre ancora, come quelle del BENELUX e la Svezia riscuotono una vignetta limitata nel tempo che premia chi percorre molti chilometri e penalizza invece chi ne percorre pochi. Vi sono poi anche nazioni che non riscuotono nessuna tassa, come Gran Bretagna e Finlandia. Seguendo i lavori per la revisione della direttiva sui costi diretti del trasporto ci si può rendere conto che gli ostacoli per l’introduzione di una TTPCP in Europa non sono solo a Bruxelles. La federazione europea per i trasporti e l’ambiente si sta impegnando, unitamente a altre organizzazioni che rappresentano il personale dei trasporti, il traffico combinato e i clienti del trasporto merci ferroviario, per l’introduzione di una TTPCP sul modello svizzero in tutta Europa. Le necessarie modifiche della direttiva per consentire di riscuotere la TTPCP sull’intera rete stradale sono relativamente poco contestate, mentre numerosi stati membri, e non solo quelli di recente adesione dell’Europa centroorientale, si oppongono decisamente al fatto che vengano contemplati anche i costi ambientali, quelli della salute e degli incidenti. Vi sono quindi chiari interessi nazionali che si oppongono ad una TTPCP sul modello svizzero, che vengono sostenuti dalla potente Lobby delle associazioni del trasporto stradale. Gli sforzi per la realizzazione di una politica sostenibile dei trasporti si scontrano inoltre anche con l’argomento dell’attuale debolezza economica dell’Europa, che non considera però come tasse sul trasporto commisurate alla distanza e al livello di emissioni permettano di rendere tutto il sistema maggiormente efficiente e, alla lunga, anche più economico. In Europa, vi sono però anche evoluzioni positive. Dal 2004, l’Austria riscuote tasse commisurate alla distanza e, con qualche ritardo sulla scadenza prevista, lo stesso avviene in Germania dall’inizio del 2005. In entrambe le nazioni, la tassa è però limitata alla rete autostradale e non all’intera rete, come è il caso in Svizzera. Inoltre, la sua incidenza è più limitata, potendo contemplare unicamente i costi inerenti all’infrastruttura. Altre nazioni, come la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria, stanno progettando l’introduzione di un sistema di tassazione commisurato alla distanza. Il progetto più promettente è quello britannico, che prevede l’introduzione, dal 2008, di un sistema di tassazione analogo a quello svizzero. Per poter essere realizzato, esso richiede però una revisione della direttiva sui costi diretti del trasporto su strada. Nonostante gli ostacoli, vi sono anche alcuni progressi. L’Europa sta seguendo, lentamente ma sicuramente, la via Svizzera della politica dei trasporti. Alla Svizzera spetta dunque il compito di mantenere una posizione coerente, continuando quindi a fungere da precursore in Europa.